
mi chiamano gio’
Quando, come studentessa, sono entrata per la prima volta nel laboratorio di tessitura dell’Istituto d’Arte di Firenze nel lontano 1963 è stato come varcare la porta verso una realtà sconosciuta ma che da subito ho sentito mia. Sono stata immersa in un mondo delle meraviglie, pieno di colori, odori e suoni che poi mi avrebbero accompagnato per molti anni a venire. Ed è lì che ho iniziato il mio percorso artistico, all’inizio è stata la mia scuola di formazione, successivamente è diventata la mia dimora professionale dove sono cresciuta e maturata sia come artista che come donna.
Fino dall’inizio sono stata affascinata da tutto quello che che veniva fatto in quel laboratorio. E’ lì che mi ho imparato a intrecciare filati per formare tante tipologie di tessuti e decorarli con varie tecniche. Nel 1989 sono passata dalla Sezione Tessitura alla Sezione Moda e costume. Questo mi ha permesso di entrare nel mondo della moda e del teatro e poi insegnare agli studenti quella stessa materia. Apprendere ed insegnare, osservare e creare, sperimentare e verificare. Tutto si è svolto nel turbinio dei giorni, dei mesi e degli anni. All’inizio della mia attività da docente mi prendeva una strana sensazione quando i miei allievi dipingevano i propri lavori che poi dovevo correggere. Ecco, in quei momenti avrei voluto essere lì con loro a lavorare, a creare. Mi mancava la manualità. Allora cercavo comunque di utilizzare queste occasioni di confronto con i ragazzi come stimolo e fonte di ispirazione per i miei lavori.
Col tempo sono arrivati i figli. Quando erano piccoli c’era sempre un quadro che li accompagnava e che riponevo dietro la porta per riprenderlo vogliosamente appena avevo qualche attimo libero. Nonostante il poco tempo che scuola e famiglia mi concedevano, ho sempre cercato di partecipare a mostre ed eventi. Tutto questo è stato anche uno stimolo per sperimentare tecniche nuove, colori e materiali diversi, alla ricerca di risultati differenti.